Hai mai pensato a quanto il tuo smartphone possa impattare sulla tua salute? Scopri qui le curiosità e i consigli per difenderti dalle radiazioni del tuo fedele dispositivo.
Nella società di oggi, difficile immaginare una vita senza smartphone, ma te ne sei mai chiesto il prezzo in termini di salute? Eh sì, perché questi piccoli gioielli tecnologici funzionano grazie a campi elettromagnetici e il SAR (Tasso di Assorbimento Specifico) è il metro con cui misuriamo quanto di queste radiazioni il nostro corpo assorbe. L’Europa ha tirato una linea sul sabbia: non si va oltre i 2 W/Kg, così da stare tutti un po’ più tranquilli.
E ora in molti si chiedono: ma con le nuove reti 5G, la musica cambia? Più velocità, certo, ma a che prezzo per la nostra salute, dato l’incremento di antenne e nuove frequenze? È il dubbio che sta tenendo tutti con il fiato sospeso.
Quali smartphone emettono più radiazioni?
Pare che gli esperti tedeschi in materia, il Bundesamt für Strahlenschutz, abbiano messo sotto la lente alcuni cellulari che di “salutistico” sembrano avere poco. Parliamo di nomi famosi come Samsung, Asus e Motorola, che sfoderano modelli con livelli di SAR da capogiro. Il Telekom T Phone Pro e il Motorola Edge stanno in cima alla lista dei meno virtuosi, e persino la star del momento, il Samsung Galaxy S22, non se la cava così bene.
Ma come si misurano queste radiazioni?
La verità è che il valore SAR si pesa in laboratorio, col telefono ora incollato all’orecchio (come fosse una chiamata), ora bello distante (circa 50 cm dal corpo), per capire bene quanto le radiazioni ci toccano da vicino. E se finora la scienza ci ha assicurato che non dobbiamo avere incubi per malattie spaventose causate dal nostro amato telefono, tenere gli occhi aperti sulle emissioni non fa mai male.
Basta dare un’occhiata ai dispositivi da gaming come l’Asus ROG Phone 6 e 7 o ai meno blasonati Wiko Jerry3 e Doro 5516 che si guadagnano un posto nell’elenco degli “inquinanti” telefonici per capire che quando scegliamo un telefono, SAR sì o SAR no non è una domanda da poco.
La lezione da imparare è che un consumatore informato è un consumatore più sicuro. Conoscere i livelli di SAR del proprio dispositivo aiuta a decidere bene e a proteggersi. Perché se le regole ci guardano le spalle, un po’ di cautela personale, come usare le cuffie o limitare le chiamate con il telefono attaccato all’orecchietto, non guasta mai. Ricorda che la tecnologia è una corsa sfrenata e starle dietro è una sfida, così come lo è aggiornare normative e buone pratiche d’uso.
“Il dubbio è il padre della scoperta” – così affermava Galileo Galilei, e nel contesto delle radiazioni dei cellulari e dell’avvento del 5G, questa massima non è mai stata tanto attuale. La crescente preoccupazione per gli effetti sulla salute umana legati all’uso degli smartphone e alle nuove tecnologie di rete solleva interrogativi fondamentali sul nostro rapporto con la tecnologia.
La classifica stilata dall’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni mette in luce come dispositivi di marchi rinomati come Samsung, Asus e Motorola presentino valori di SAR che, pur rispettando i limiti legali, sollevano questioni importanti sulla sicurezza a lungo termine. Questo ci ricorda che la popolarità di un dispositivo non dovrebbe mai oscurare la necessità di valutare attentamente i suoi effetti sulla salute.
Se da un lato numerosi studi non hanno stabilito un collegamento diretto tra le radiazioni a radiofrequenza e gravi malattie, l’adozione di misure precauzionali e una maggiore consapevolezza sui livelli di SAR dei dispositivi sembrano essere passi prudenti verso la protezione della nostra salute. La tecnologia avanza, e con essa deve avanzare la nostra comprensione e le normative che ne regolano l’uso, sempre nel rispetto della sicurezza e del benessere dell’individuo.